Mancano pochi mesi alle prossime elezioni amministrative e in città si susseguono riunioni su riunioni fra le forze politiche. L’ultima esperienza guidata dall’ex sindaco Buonauro è finita come tutti sanno pure perché, ed è una critica che muoviamo non da ora, l’ex primo cittadino non poteva andare avanti con una maggioranza ridotta al lumicino andando in pasto all’opinione pubblica tutti i giorni. Parliamoci chiaro. Buonauro non aveva e non ha bisogno della poltrona per sopravvivere. È un magistrato del Consiglio di Stato, vanta una carriera prestigiosa ed è una persona perbene. Lo diciamo e lo ribadiamo a chiare lettere. Ma sul piano politico è stato incapace insieme a chi non ha saputo garantire una classe dirigente all’altezza. Tant’è vero che la sua esperienza è arrivata ai titoli di coda. Ma anche qui corre l’obbligo di rimarcare una verità. Buonauro è andato a casa non solo per demeriti suoi. Per ora ci fermiamo qui. Chi vuol capire, capisca. Ma andiamo avanti.
Il centrosinistra è diviso sostanzialmente fra 2 candidature. Francesco Pizzella e Luigi Caliendo. Il primo è stato Presidente del Consiglio Comunale durante il mandato dell’ex sindaco Buonauro e non ha mai nascosto le velleità per la più alta carica cittadina. Fedelissimo del consigliere regionale dem Massimiliano Manfredi, Pizzella alle ultime elezioni ha ottenuto 554 voti ed è in rampa di lancio per la candidatura a sindaco del post Buonauro. Resta da capire se la candidatura di Pizzella sia un’imposizione del Pd o frutto di un accordo del centrosinistra unito. L’altro competitor interno è Luigi Caliendo, noto cardiologo nolano che fu uscì sconfitto alle elezioni comunali nel 2004 contro l’ex sindaco Felice Napolitano ma anch’egli desideroso di una nuova candidatura a sindaco. Ma anche qui resta da capire se la volontà del medico nolano corrisponda seriamente a ciò che realmente vuole il centrosinistra (ciò che resta di esso). Caliendo è sponsorizzato storicamente dall’ex assessore regionale della giunta Caldoro Pasquale Sommese che dal canto suo ha tutto l’interesse a piazzare un suo fedelissimo nella città di Giordano Bruno. Ora però la partita diventa politica. Pd e centrosinistra sono in evidente affanno dopo la brusca interruzione dell’esperienza targata Buonauro eppure chi vi scrive colse i valori politici e culturali che dettero vita alla candidatura del magistrato nolano. Perché dinanzi alla povertà dell’offerta politica in città il Pd con buona pace dello stesso Manfredi impose il nome di Buonauro. Un magistrato del Consiglio di Stato. Una personalità di spessore capace di valorizzare una campagna elettorale basata esclusivamente sulla lista della spesa e sui giochi di potere. E che fu premiata dal popolo alle urne. Dunque una figura “lontana” dalla politica capace di gettare il cuore oltre l’ostacolo di una classe dirigente incapace di offrire una visione a lungo periodo. Ed ecco perché al netto degli errori espressi sul campo Carlo Buonauro non può finire subito nel dimenticato. O nel tritacarne che la politica utilizza a proprio uso e consumo.
Il Pd se vuole seriamente offrire alla città il meglio ricandidi Buonauro ma col sostegno di chi crede nel progetto, di chi condivide quei valori trasmessi attorno alla figura di un figlio della città. Che magari non sarà “scafato” sul piano politico come si dice in questi casi ma che è stato scelto dal centrosinistra per rivolgersi a quegli elettori stanchi delle solite minestre riscaldate (e che soprattutto ha vinto le elezioni, dettaglio non da poco). Se l’ex sindaco ha ancora voglia di esserci (e non abbiamo motivi per credere il contrario) torni a parlare alla città col sussulto di dignità che punti a riconquistare l’elettorato legato alla società civile, ai delusi della sinistra affinché anche i compagni di viaggio che l’hanno sostenuto fino all’ultimo giorno capiscano che non si butta il bambino con l’acqua sporca. Altrimenti il destino è segnato.