Dieci anni di “silenzio”‘possono bastare. S’intitolava così il precedente articolo col quale tentavo di incalzare la Diocesi di Aversa, e in particolar modo il Vescovo mons. Angelo Spinillo, ad accelerare la beatificazione di don Peppe Diana. O quantomeno ad esprimersi sulla richiesta formalizzata il 18 febbraio 2015. Avete capito bene. Sono trascorsi 10 anni. Dieci lunghissimi anni e siamo punto e a capo. In questo lasso di tempo sono fioccate fior di interviste e dichiarazioni sulla possibilità di rendere beato don Peppe Diana. Una lunga scia sfociata in un comportamento incomprensibile da parte della Diocesi di Aversa guidata proprio da monsignor Spinillo. Ma a dirla tutta insieme a me c’è un intero popolo che continua a non capire i motivi per cui la richiesta di beatificazione sia ferma da 10 anni. Ferma. Insabbiata. Senza spiegazione alcuna. Monsignor Spinillo perché non proferisce parola? Perché il mondo cattolico va lasciato in balìa di dubbi e perplessità? Perché il popolo della Diocesi di Aversa va lasciato senza risposta? E soprattutto chi meglio di lei, caro monsignor Spinillo, può indirizzare nel verso giusto una beatificazione che tarda ad arrivare? A tutte queste domande vogliamo una risposta. Chiara. Netta. Rapida. Senza perderci nei meandri del “vorrei ma non posso”. Pure perché questo decennale immobilismo espone la Diocesi a mille pensieri che non sto qui a riportarvi. Li conoscete meglio di me. Don Peppe Diana è stato un martire perché ha annunciato il Vangelo fra la gente, rivolgendosi alle nuove generazioni. E ha pagato un prezzo altissimo per la sua missione cristiana dalla quale centinaia di persone traggono insegnamento da più di 30 anni. Ma soprattutto lei ha la responsabilità di invertire la rotta e caratterizzare la nostra Diocesi per la valorizzazione dei suoi migliori figli. E don Diana lo era. Lo era eccome. La sua figura è intramontabile per ciò che ha fatto in vita ma almeno noi, tuti insieme, cerchiamo di non continuare nel solco di anniversari che rischiano di trasformarsi in inutili passerelle. Tuttavia io dal mio umile punto di vista spero che attraverso queste poche righe possa alimentare un dibattito serio sulla sua effettiva beatificazione. Che tarda ad arrivare senza un perché. Nella speranza che anche lei, monsignor Spinillo, che fino a prova contraria è anche il “mio” vescovo, possa offrire la risposta che tutti noi attendiamo da troppi anni.  Monsignor Spinillo ci pensi. Ragioni nel merito. Insieme a me tanti giovani della diocesi attendono da anni. Lei può. E può più di tutti quanti messi insieme. Del resto fra qualche settimana ci sarà la Santa Pasqua. La resurrezione passa attraverso scelte che rafforzano la credibilità della chiesa cattolica. E lei lo sa meglio di chiunque altro …