Originario di Casoria, grosso comune alle porte di Napoli. Volto storico della sinistra radicale. Rifondazione Comunista, Sel, Pd e Italia Viva. Ex parlamentare di lungo corso e allergico alla retorica delle alleanze “contro” il nemico di turno.
On. Migliore da un po’ di tempo si è defilato dall’agone politico, non è che vuole ritirarsi a vita privata? Dopotutto è ancora giovane …
Defilato è un aggettivo che non mi è mai appartenuto. Lo considero utile a chi è abituato a nascondersi, cosa che non penso le risulti io abbia mai fatto. Capisco che per molti l’impegno politico sia solo quello che si vede nel cortile di casa, ma in questi due anni, da quando non mi sono ricandidato in Parlamento, mi sono occupato di politica internazionale, collaborando con istituzioni internazionali, dall’Assemblea Parlamentare del Mediterraneo fino al Consiglio di Sicuezza delle Nazioni Unite. Quindi defilato proprio no, ma certamente non attivo nelle dinamiche nazionali
L’unita del centrosinistra seppur con grande fatica inizia a prendere forma. Renzi e Conte stanno abbandonando i toni dello scontro nel nome di un’alleanza senza la quale le opposizioni regalerebbero la vittoria al governo Meloni. Pd-M5s-Avs-IV-Più Europa e l’incognita Calenda. Se è questa la strada qual è la proposta politica che deve garantire agli elettori il centrosinistra per diventare maggioranza nel Paese?
La situazione internazionale si è fatta davvero incandescente. Da ieri, con l’introduzione dei “dazi alzo zero” siamo in una nuova fase storica. Il governo Meloni non è in grado di affrontare questa situazione e la proposta di una coalizione plurale per cambiare rotta è una esigenza di salvaguardia del paese, innanzitutto. Dopodiché non si può pensare di fare un’alleanza solo “contro” e qui si deve lavorare di buona lena per stilare un piano d’azione in pochi punti qualificanti che dia il tono della sfida. Da un po’ troppo tempo manca una visione del paese che immagini l’Italia tra trent’anni. Ecco, io penso che per vincere oggi bisogna riprendere le aspirazioni dei nostri nonni e bisnonni, che 80 anni fa sconfissero il fascismo e il nazismo e immaginarono che un paese arretrato come l’Italia potesse diventare una potenza economica. Dobbiamo diventare il Paese che investe sul futuro, per garantire alle nuove generazioni che questo futuro ci sia. Educazione, salari, transizione verde, sicurezza. Questi i punti che personalmente ritengo prioritari. E per questo sono pienamente convinto della linea politica che ha indicato negli ultimi mesi Renzi.
Al Sud un elettore su due non vota. In Campania addirittura in alcune elezioni elezioni comunali sotto il 50%. Il partito dell’astensione è una vera e propria piaga che induce il popolo a non votare come forma di protesta contro la politica. Secondo lei come si supera questa grande emergenza?
L’astensione ha molte motivazioni. Quando sento il populista che si appella all’astenuto mi si accappona la pelle. Sono proprio le derive populiste che hanno fatto crollare la partecipazione al voto. Le faccio un esempio: a dispetto di quanto si diceva del M5S, ossia che avrebbe recuperato gli astenuti perché avevano incarnato la protesta contro la politica, l’astensione è cresciuta drammaticamente proprio dalla nascita di quel movimento e si è andata a ingrossare con l’ascesa dei populisti di destra, Salvini e Meloni. Si recupera spazio per la politica se la politica diventa più seria, non più urlata. Se ci pensa, il voto al M5S è storicamente più consistente dove l’astensione è più alta, ossia al Sud. E qui al Sud non possiamo che constatare che questo processo di disaffezione si stia ulteriormente espandendo. Se invece di puntare al Sud per la sua vocazione Mediterranea, per l’innovazione tecnologica, per la qualità della vita si punta a proporre il reddito di cittadinanza e la paura dell’immigrazione, tra un po’ voterà meno del 30%. I populisti hanno riempito la nostra vita di incubi, ma la politica per rinascere ha bisogno di poter sognare
Capitolo Campania. Il Pd dichiara di non sostenere De Luca anche se fosse ricandidato mentre il governatore insieme alle sue liste vale, dati alla mano, almeno il 15%. Su quali basi occorre trovare la sintesi per garantire l’unità del centrosinistra alle prossime elezioni regionali?
Mi pare la domanda più semplice. Veniamo da elezioni europee dove il centrosinistra ha sfondato e la destra è stata mortificata. Penso che sia legato anche ai 10 anni di governo De Luca. Quindi, prima di lanciare una fatwa contro il presidente della regione, penserei a massimizzare i risultati ottenuti dal governo di centrosinistra. Invece vedo che in alcuni dirigenti campani del Pd prevalga il personalismo e persino la rivalsa. Se si ragiona non si può perdere e si trova una sintesi. Se si è offuscati da deliri di onnipotenza non si va da nessuna parte
Piccolo passo indietro. Lei è stato per anni punto di riferimento della sinistra radicale. Da Rifondazione Comunista passando per Sel fino ad arrivare al Pd. Bertinotti, Vendola, De Cristofaro, Sodano. Che ricordi ha di quei tempi?
È una fase della mia vita che ritengo fondamentale. Anche le mie scelte più recenti non possono che essere legate a quella esperienza. Ho imparato molto e penso di aver dato un contributo a quella stagione. Poi lei cita nomi che rimangono tra le persone che considero più care. Con De Cristofaro siamo cresciuti insieme; Bertinotti è il politico da cui ho imparato di più; Vendola è una risorsa che la politica italiana non può non avere; con Sodano ho addirittura fatto la mia prima esperienza di comitato Elettorale nelle elezioni politiche del 1994 a Pomigliano.
E infine mi lasci fare una domanda provocatoria. Cosa c’è nel suo futuro politico?
Battere questa destra. Sempre e ovunque