Quest’editoriale inizia in modo schietto, diretto e (spero) non banale. Una vera e propria sorpresa per chi conosce le mie idee politiche. Vado subito al dunque. Trovo la manifestazione anti riarmo di Conte di grande interesse. Per una serie di motivi che vi elenco da qui a breve. Del resto sono lontani i tempi in cui il M5s tuonava contro la politica. Contro quella politica in cui i grillini si sono pienamente immersi. Con (molti) vizi e (poche) virtù. Dal dietrofront sul secondo mandato al “doppio” governo con Lega e sinistra nel giro di 3 anni. Ma questa è storia passata. Tristemente passata e che il movimento ha pagato soprattutto in termini elettorali. Ma non finisce qui. Il M5s continua a pagare un conto salatissimo anche per un altro motivo. La selezione della classe dirigente. I Cinque Stelle si affidano a Conte. E basta. Finisce lì. Ma un leader nazionale non può sopperire per sempre il vuoto dei territori e non a caso alle elezioni comunali e regionali i Cinque Stelle fanno acqua da tutte le parti. Quando deciderà Conte di organizzare una rete elettorale sui territori? Quando investirà sulle comunità locali? Un dilemma che affligge da sempre la storia del M5s (soprattutto in Campania). Anche perché il partito di Conte non durerà per sempre. Ma ora andiamo avanti. Come scrivevo qualche riga fa l’iniziativa romana indetta dal capo pentastellato ha coinvolto circa 100mila persone. Ed è una roba che non si vedeva da tempo. Alla marcia era presente gran parte della sinistra, una presenza non scontata: Pd, Avs, Rifondazione Comunista, Più Europa (perfino Michele Santoro si è rivisto). Il tutto insieme a tanta gente comune che evidentemente ha sentito il richiamo della foresta su un conflitto che sta massacrando migliaia di famiglie. Ora gettiamo il cuore oltre l’ostacolo e riflettiamo sul dato politico dell’iniziativa. A cosa punta Conte? Quale messaggio vuol lanciare in presenza di quelle forze politiche? A mio giudizio Conte prova a indirizzare la sinistra sulla via della pace. A tal punto che il Pd insieme agli alleati alla sua sinistra lo seguono senza colpo ferire dopo gli scossoni di questi mesi al Parlamento Europeo. In altre la sinistra tenta di darsi un tono nel solco della politica per abbandonare le alleanze “contro” qualcuno. E il merito obiettivamente va dato proprio all’ex premier pentastellato che è stato capace di portare in piazza 100mila persone. Del resto la differenza con la destra sta tutta qui. Manca la soluzione politica al conflitto. La scelta del governo è nota a tutti. Armi, armi e ancora armi come risposta in chiave “politica” alla guerra. E qui il centrosinistra può intestarsi la battaglia (seriamente) politica sulla pace. Ecco perché la marcia romana di Conte resta un segnale di grande contrapposizione alla destra di governo. Da un lato si inviano armi impoverendo le tasche dei cittadini. Dall’altro lato le opposizioni tentano di perseguire la strada della pace. O meglio. La via politica della pace per darsi un tono.